Concluso il mio percorso di studi, guardandomi indietro, riconosco che il maggiore dono che mi hanno dato l’Università e la città di Venezia sia stata l’opportunità di confrontarmi con tantissimi ragazzi e ragazze che condividevano la mia stessa passione verso il mondo dell’architettura e l’aver potuto ascoltare i loro sogni e le loro ambizioni per il futuro, proprio come quelli di Marco e Gloria, la cui storia rimarrà indelebile nei ricordi di tutte le persone che sette anni fa hanno seguito la triste vicenda ed è e sarà sempre esempio di grande coraggio e fonte di ispirazione per tutti gli studenti e i neolaureati, che hanno il grande desiderio di conoscere il mondo ma a volte temono di avere sogni troppo grandi.

Il lavoro nella vita di un architetto presuppone una costante ricerca di soluzioni volte al miglioramento degli spazi in cui viviamo. L’idea da cui nasce la tesi che ho sviluppato insieme alle mie compagne Alice e Asia è data dalla volontà di trovare una soluzione a un problema che affligge l’intero territorio del nostro Paese, ovvero la presenza di edifici iniziati e mai terminati, lasciati in uno stato di completo abbandono per anni, che rappresentano una minaccia dal punto di vista sia ambientale sia della sicurezza delle città. La tesi nasce, quindi, da una riflessione sulla necessità di evitare lo sfruttamento delle risorse materiali nelle costruzioni e promuovere il reimpiego di quelle preesistenti. La ricerca si focalizza, infatti, sullo studio di un sistema costruttivo che coniuga due materiali: il calcestruzzo, riciclato in aggregato, e il legno come materiale rinnovabile, per l’ottenimento di un miglioramento delle prestazioni di nuovi edifici, dal punto di vista sia strutturale sia della resistenza al fuoco.

Mi sono laureata il 18 marzo e, solo poche settimane dopo, mi sono candidata per questo bando, di cui possedevo i requisiti di partecipazione. Ciò significava guardare avanti, oltre lo studio, e, allo stesso tempo, rappresentava un’altra prova per le mie capacità. E così è stato, un’altra conferma, inaspettata e stavolta determinante per la mia vita. La tesi a cui mi sono dedicata con tanta passione insieme alle mie compagne è stata scelta; abbiamo avuto il dono della gioia più grande; ce l’abbiamo fatta. Questa è la vita: una sorpresa inaspettata da prendere al volo là dove due ragazzi l’avevano lasciata. Cari Marco e Gloria, mi piace pensare che quello che oggi ci accomuna, sia, più dello stesso percorso di studi e di luoghi, il fatto che i vostri genitori, stringendomi la mano, possano riconoscere in me la vostra passione e i vostri sogni. Desidero ringraziare nuovamente con tutto il cuore la Fondazione Grenfellove Marco e Gloria, in particolare Giannino e Daniela, per dare a noi ragazzi queste meravigliose opportunità e per aver creduto nel nostro progetto. Ciò è e sarà sempre per me motivo di grande orgoglio e commozione.